«Questo virus non fermerà la cultura»

«Questo virus non fermerà la cultura»
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Nella vita di tutti i giorni Andrea Momberto, classe 1983, lavora, come impiegato presso un'azienda di consulenza e formazione, occupandosi di sicurezza nei luoghi di lavoro.

La sua attività politica è iniziata nel 2009, quando è entrato in consiglio comunale eletto nel centrosinistra che sosteneva il candidato sindaco Paolo Allemano.

Momberto è stato poi riconfermato alle elezioni comunali del 2014.

Ha ricoperto la carica di presidente del consiglio comunale fino al 2017, quando il sindaco Mauro Calderoni gli ha affidato le deleghe, da assessore, alle Politiche giovanili e al Turismo.

Ha mantenuto gli stessi incarichi, anche in seguito alle elezioni del 2019.

Come si presenta la situazione dei giovani saluzzesi, all’inizio del 2021?

«Come nel resto d’Italia e d’Europa, anche a Saluzzo i ragazzi e le ragazze stanno attraversando un periodo difficile, a causa delle restrizioni, necessarie a tenere sotto controllo l’epidemia. La drastica riduzione delle occasioni di socializzazione e di contatto con gli altri sta diventando pesante per tutti noi, ma credo che per i giovani questa circostanza sia ancora peggiore. Proprio per questo, il Comune è molto attivo, insieme al Consorzio Monviso Solidale, per cercare di non lasciar cadere i contatti, per ricucire i rapporti, per monitorare la situazione e per cercare di aiutare chi ha bisogno di supporto».

Ci può dare qualche dato rispetto all’accesso dei giovani al mercato del lavoro?

«Non dispongo di dati precisi: si evince, però, dal recente rapporto di quadrante, pubblicato da Ires Piemonte, come la nostra provincia risulti essere quella con il tasso di disoccupazione più basso del Piemonte e tra i più bassi dell’intero paese. Questa situazione, tuttavia, non ci deve far abbassare la guardia: con diversi progetti, come quello di NetWork Monviso, cerchiamo di facilitare il più possibile l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. In questa direzione, è stato aperto un dialogo con le aziende del territorio, in occasione della candidatura di Saluzzo a capitale italiana della cultura. Accade che le eccellenze produttive del Saluzzese fatichino a trovare personale qualificato, e che i giovani residenti, una volta specializzati, vadano a cercare opportunità lontano. Un sistema più integrato potrebbe fare incontrare questi due flussi, generando dei benefici per l’intero territorio».

Cosa prevede il Next Generation Eu dal punto di vista dell’implementazione delle politiche giovanili per i giovani della città e del nostro territorio?

«In questo momento, è difficile prevedere quali ricadute locali avrà il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, per ciò che concerne i giovani. Leggendo il documento, molte delle linee progettuali produrranno impatti in maniera trasversale sulle nuove generazioni. Ora sarà necessario uno sforzo da parte di tutti i livelli di governo, per fare in modo che queste risorse generino davvero dei miglioramenti durevoli nel tempo».

I finanziamenti arriveranno soltanto dallo Stato, o anche dagli enti territoriali o europei?

«Oltre all’ormai consolidato stanziamento di bilancio comunale, indirizzato alle politiche giovanili - circa 50 mila euro all’anno per Saluzzo e Castellar - stiamo partecipando a numerosi bandi per reperire ulteriori risorse. In particolare, proprio in questi giorni, si è conclusa la stesura di un progetto, scritto con i comuni di Manta e Verzuolo, che abbiamo presentato per un bando del Dipartimento per le Politiche della Famiglia. Resta, in ogni caso, di importanza strategica il proseguimento di una progettazione coordinata con questi enti».

Come si è svolta l’attività dell’Informagiovani in questo periodo?

«Da tempo, nella nostra città, il modello del classico Informagiovani si è trasformato in una serie di attività più complesse ed articolate. L’équipe degli educatori del progetto “Approssimazioni” lavora sul territorio sia per raccogliere i bisogni dei ragazzi, che per fornire risposte ai problemi emergenti. Lo sviluppo del polo “Il Quartiere”, all’interno dell’ex caserma Musso, costituisce il nuovo centro pulsante di questa attività. Sono ripartite molte attività “in presenza”, anche se limitate dalle regole anti-contagio. Speriamo di poter sfruttare presto tutte le potenzialità del polo, che in questi anni si è arricchito di nuove dotazioni e di servizi innovativi».

Dal punto di vista della gestione del turismo, cosa si è continuato a fare in questi mesi di emergenza e come sarà impostata la ripartenza?

«Il nostro lavoro non si è mai fermato. L’ufficio turistico, con la nuova gestione affidata al tour operator Insite Tours, lavora a pieno regime in vista dell’auspicata ripresa dei flussi turistici. La promozione di “Terres Monviso” prosegue su tutti i canali disponibili, coinvolgendo i territori facenti parte di quest’ambizioso progetto».

Quali sono gli appuntamenti più importanti in agenda?

«Sul fronte degli eventi, si sta facendo un grande sforzo per non cancellare alcun appuntamento, riadattando i consueti formati, per renderli compatibili con la situazione epidemica in corso. Start, Occit’Amo, Saluzzo Estate, e la mostra “Tesori del Marchesato” prevista per l’estate saranno forti elementi di attrazione. E sono in arrivo importanti novità per l’autunno, che prenderanno presto forma».

Saluzzo si candida come capitale italiana della Cultura per il 2024. Come pensate di sostenere in modo credibile e con prospettive di successo la candidatura della città?

«Intanto, si parte da un progetto, che coinvolge l’intero territorio. Saluzzo si candida assieme alle terre del Monviso e alla pianura, non singolarmente. Ci siamo poi affidati alle competenze del direttore Paolo Verri e del suo staff, oltre a quelle dei tanti altri enti, che con noi stanno percorrendo questa strada: l’Università e il Politecnico di Torino, l’Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo, la Regione, l’Atl, la diocesi e altri attori territoriali. Mai come in questo caso, l’unione sarà la nostra forza».

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