La prova che a inquinare non è il settore primario, false accuse alla zootecnia Le acque dei fiumi mai così pulite da anni nonostante le attività agricole siano continuate
A seguito del “lockdown”, della chiusura di molte aziende e fabbriche e del minor numero di auto lungo le strade, i livelli di inquinamento ambientale fanno segnare un deciso calo.
Chi vive nei paesi della pianura saluzzese racconta di non aver visto i fiumi così puliti da decine di anni. Nei piccoli corsi d’acqua che traversano la campagna sono tornati perfino i vaironi e altri pesciolini d’acqua dolce. Certo, non bastano due mesi di “rallentamento” delle attività per risolvere il problema dell’inquinamento dei corsi d’acqua. E, molto probabilmente, a incidere sulle nostre osservazioni, ci si mette il fatto che, dovendo stare a casa, poniamo più attenzione a questi particolari che, nella frenetica vita di oggi, ci eravamo un po’ persi.
Sono comunque segnali che fanno ben sperare per il futuro.
La situazione ambientale ha sollevato anche un’osservazione della Coldiretti, che ha risposto a una serie di accuse sollevate alcuni mesi fa contro il settore zootecnico.
«Mentre nelle stalle si lavora a pieno regime per garantire le forniture di latte e carne alle famiglie – sottolinea il delegato confederale di Coldiretti Cuneo, Roberto Moncalvo - il crollo dei livelli di inquinamento smentisce una delle più diffuse fake news sull’impatto ambientale dell’allevamento. È dunque una falsa notizia additare nell’agricoltura le responsabilità dell’inquinamento atmosferico. Al contrario, la zootecnia è un settore che alimenta economie circolari con la produzione di letame e liquami indispensabili per fertilizzare i terreni e alla base dell’agricoltura biologica, con l’Italia che detiene la leadership europea in termini di numero di aziende».
Nell’Italia che si ferma, la campagna del Saluzzese è in pieno fermento. Nei paesi di pianura è un via vai di trattori. Nei campi si lavora a pieno ritmo e nei frutteti è iniziato il lavoro di preparazione della stagione. Anche le stalle funzionano a pieno regime, sia nel settore del latte che in quello della carne.
«La nostra carne e il nostro latte - spiega Mario Dotto, segretario di zona della Coldiretti Saluzzo - nascono da un sistema di allevamento che per sicurezza e qualità non ha eguali al mondo, consolidato anche grazie ad iniziative di valorizzazione messe in campo dagli allevatori, con l’adozione di forme di alimentazione controllata, disciplinari di allevamento restrittivi, sistemi di rintracciabilità elettronica e forme di vendita diretta della carne attraverso le fattorie e i mercati di Campagna Amica. Scegliere carne Made in Cuneo significa anche sostenere un intero indotto e persone impegnate, spesso da generazioni, a combattere lo spopolamento e il degrado ambientale anche in aree difficili. L’emergenza coronavirus - conclude - sta facendo emergere l’importanza dell’agricoltura di qualità, ma deve anche saper riconoscere l’adeguato riparto economico e sociale a quanti hanno la responsabilità in questo momento di garantire alimenti essenziali al giusto prezzo, pur nei limiti del blocco di molte attività funzionali all’allevamento come la meccanica agricola».