Più pulite le acque del Po? L’Arpa: no, meno torbide
Fabbriche chiuse e acque più pulite. L’equazione che la quarantena potesse aver contribuito a migliorare, sensibilmente, lo stato dell’ambiente, è stata smentita dall’Arpa, l’Agenzia regionale per l’ambiente, che ha monitorato, costantemente, le acque del fiume Po, quelle di altri corsi d’acqua e l’aria. Anche nel periodo di blocco totale.
Eppure ognuno di noi, con i propri occhi, ha notato nei mesi di marzo e aprile che le acque di torrenti e fiumi erano decisamente trasparenti.
Il responso chimico dell’Arpa però non lascerebbe dubbi: «Nessuna variazione significativa” nei campioni raccolti in cinque punti del fiume Po, sottoposti a indagini di laboratorio su circa 180 parametri».
E allora come si spiega l’acqua pulita? Innanzitutto il lungo isolamento ha costretto molti di noi a casa, rallentando la frenetica vita abituati a vivere quotidianamente. Con più tempo a disposizione, e una scarsa mobilità, abbiamo avuto più tempo per osservare le cose vicino a noi.
C’è poi un’altra spiegazione, tecnica, fornita dalla stessa Arpa: «Il Po - spiegato Angelo Robotto, direttore generale di Arpa - è risultato in molti giorni limpido verosimilmente per l’assenza di piogge, che non hanno portato a variazioni significative di trasporto solido consentendo una decantazione ma il suo stato di contaminazione, che per i valori di riferimento è conforme, non è mutato». Insomma, le sue acque non erano più pulite, ma solo meno torbide.
Aprile 2020 è risultato uno dei mesi meno piovosi degli ultimi sessant’anni, con oltre 50 millimetri di pioggia in meno rispetto alla media stagionale.
In sistemi ambientali complessi come il Po, aggiungono dall’Arpa, la variazione delle pressioni ha effetti a lungo termine e non è compatibile con i tempi del blocco di due mesi.
Una buona notizia però c’è, e la evidenza la stessa Agenzia: la scarsa variazione del carico inquinante rivela che molte industrie hanno adottato in questi anni sistemi di depurazione efficaci. Altrimenti non si spiegherebbe perché alcuni elementi siano stati individuati nelle acque del Po in egual quantità anche in questi due mesi in cui gli stabilimenti sono rimasti fermi.