Triplicato il prezzo del mais con la pandemia

Prosegue l'onda rialzista delle materie prima in agricoltura. Nel campionato dei prezzi crescenti al primo posto troviamo il mais, che ha visto i prezzi inerpicarsi a livelli record mai visti nell'ultimo decennio. La domanda negli Stati Uniti è sostenuta dalle esportazioni verso la Cina e le scorte sono ormai ridotte a livelli di guardia. La struttura delle scadenze, con prezzi a pronti superiori di quelli a termine, sembra proprio indicare un proseguimento della tendenza.

La soia mantiene saldamente il secondo posto; la domanda negli Stati Uniti continua ad essere poderosa con scorte ormai a livelli di emergenza. Siamo di fronte a un tiro alla fune in cui da un lato si guarda alla difficoltà di reperire approvvigionamenti per i prossimi sei mesi, dall’altro si può considerare che la domanda cinese potrebbe presto diminuire. Il proseguimento rialzista è ora in pausa, ma potrebbe bastare davvero poco per riattivarlo.

Fanalino di coda il grano che ha comunque archiviato dei rialzi molto al di là delle aspettative e che molto devono a una sorta di “simpatia” con soia e mais.

L'andamento all'insù dei prezzi si è evidenziato in autunno, alla seconda ondata della pandemia. In tre mesi, dal 5 ottobre al 28 dicembre, il grano “di forza” è passato da 198 a 213 euro a tonnellata, quello panificabile da 180 a 195, quello tenero biscottiero da 178 a 197.

Meno rilevante, in quella prima fase, l’aumento del granturco che nella qualità belgrano è salito da 183 a 188. Più consistente quello dell’orzo: da 146 a 160. Un fenomeno non solo locale. Il 2020 si è chiuso con un balzo nelle quotazioni mondiali dei principali prodotti agricoli, dal mais che registra il massimo incremento del decennio dalla soia fino al grano, al top degli ultimi sei anni.

Secondo il Chicago Bord of Trade, punto di riferimento internazionale per il mercato delle materie prime agricole, nel bilancio di fine 2020 il grano ha messo a segno un aumento del 14,6%, il mais del 24,8% mentre la soia ha incrementato di oltre un terzo la propria quotazione, con un rimbalzo del 37,2%.