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L’agricoltura si salva anche grazie ai robot

Industria e intelligenza artificiale

L’agricoltura si salva anche grazie ai robot
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Una rivoluzione. L’agricoltura non ha mai avuto problemi tanto complessi come in questo inizio di millennio.

La forza lavoro invecchia. In Giappone la metà degli agricoltori ha più di 68 anni. Il cambiamento climatico incalza. Nel sud-ovest degli Stati Uniti gli ultimi due decenni sono stati i più secchi da 1.200 anni.

La manodopera manca. Il Regno Unito nel 2022 ha perso 10 milioni di kg di frutta e verdura per la carenza di lavoratori addetti alla raccolta. E in Italia, come ben sappiamo, le cose non vanno meglio.

Analizzando la situazione del mondo agricolo in prospettiva, Antonio Larizza sul Sole 24 ore ha scattato una fotografia precisa: «Nel mezzo di una crisi epocale, l’industria agricola si affida di nuovo alle macchine, selezionando e coltivando le specie più intelligenti. Gli agricoltori hanno compreso che i robot capaci di replicare specifiche abilità umane non ruberanno il lavoro. Lo salveranno».

La tecnologia non è un settore ma un abilitatore poiché è in grado di spingere ogni comparto, compreso quello agroalimentare. Strumenti come IoT, Blockchain, Big Data, intelligenza artificiale contribuiscono a migliorare efficienza, qualità e tracciabilità. Questi sono tre elementi importanti in qualsiasi sistema produttivo, ma ricoprono un ruolo fondamentale in agricoltura.

Bisogna cambiare marcia. Sì, ma come?

In parte, sta già avvenendo. I robot in agricoltura consentono di svolgere diverse mansioni nell’ambito colturale: dalla mungitura alla semina, dalla stalla al campo. Le possibilità offerte sono numerose, con uno sviluppo tecnologico in piena evoluzione.

L’utilizzo dei robot consente di rendere i metodi agricoli più efficaci, rapidi e sostenibili. Questo è uno dei motivi per cui si sta affermando l’agricoltura di precisione, la cui finalità è ridurre tempi e costi, massimizzare la qualità dei raccolti e aumentarne la resa, gestendo in maniera più sostenibile il lavoro nei campi. Un processo ineludibile, che richiede grande attenzione e pragmatismo da parte dei governo e delle istituzioni europee e mondiali: perché sarà sempre l’agricoltura a garantire il cibo al pianeta.

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