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Parco macchine da rinnovare ma ci vuole un “piano” finanziario

Il piano finanziario per il futuro

Parco macchine da rinnovare ma ci vuole un “piano” finanziario
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Numeri che fanno riflettere. L’Italia con 1,5 milione di macchine agricole immatricolate ante 1996 prive dei più basilari sistemi di sicurezza, come le cinture e il rollbar di protezione in caso di ribaltamento e maggiormente inquinanti, a cui sono legati 120 decessi l'anno, ha bisogno di un ricambio del parco macchine. Per farlo, Federacma (Federazione italiana delle associazioni nazionali dei servizi e commercio macchine) ha convocato le organizzazioni della filiera al ministero dell’agricoltura, chiedendo al ministro Lollobrigida di superare bandi e misure «con uno strumento unico e con una visione di lungo periodo».

La proposta della filiera converge su uno unico strumento certo e stabile per almeno 5-7 anni, a cui abbinare un pacchetto di incentivi con premialità diversificate in funzione dello specifico obiettivo da raggiungere: rinnovo del parco macchine, sostegno a giovani, imprenditoria femminile e ad aree svantaggiate; promuovere l'agricoltura di precisione, incentivando l'acquisto di macchinari tecnologicamente avanzati, con una riduzione dell'impatto ambientale.

Tutto questo commisurando carico burocratico e costi di accesso all'entità del contributo pubblico, attraverso domande autodichiarative e una maggiore produzione di documentazione a risultato ottenuto.

Il futuro dell'agricoltura passa dagli investimenti nella meccanizzazione e, in particolare, al suo svecchiamento, che vanno supportati con un “piano” certo. Sono concordi le associazioni della filiera presenti al convegno promosso da Federacma, che hanno fatto il punto sull'innovazione del parco macchine. Un settore che, come ha sottolineato la federazione dei costruttori, Federunacoma, vede un calo nelle immatricolazioni del 15,6% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Un parco macchine rinnovato favorisce un migliore utilizzo delle risorse e del territorio, andando a ridurre l'impatto ambientale delle lavorazioni, senza contare le ricadute in termini di sicurezza. Per questo occorre continuare a puntare sulle numerose agevolazioni esistenti, incrementando la dotazione economica di tutte quelle misure che hanno dimostrato la loro attrattività, prime fra tutte il Fondo innovazione dell'Ismea e la Nuova Sabatini.

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