Gatti ha sconfitto il Covid Tre settimane in ospedale

Gatti ha sconfitto il Covid Tre settimane in ospedale
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«Il sindaco deve sempre rappresentare i suoi cittadini, ma non avevo messo in conto che cio? valesse anche per i virus pandemici»: è con una battuta sarcastica che il primo cittadino di Moretta festeggia il suo ritorno a casa. Sono state tre settimane intense quelle vissute dal sindaco Gianni Gatti, colpito dal Covid e costretto a una pausa forzata dal suo lavoro all’ospedale di Saluzzo.

«Nonostante il fatto che, a detta dei medici, le mie condizioni iniziali fossero abbastanza critiche, ho vissuto questo periodo con terapia di ossigeno costante tramite maschera, senza fortunatamente ricorrere a terapia intensiva o all’uso del casco».

«Nel reparto al primo piano dove ero ricoverato - racconta Gatti - ho avuto modo di vivere in un ambiente rassicurante, sereno e professionale, dove la disponibilita? e la cortesia del personale sanitario verso i pazienti erano al primo posto. Tutti completamente calati nei propri ruoli secondo un protocollo ben definito, dagli addetti alle pulizie che con scrupolo pulivano e disinfettavano ogni superficie, agli Oss e infermieri, che con dedizione, notte e giorno, si sono dedicati alla salute mia e di tutti gli altri pazienti, ai medici che quotidianamente mi hanno curato e tenuto aggiornato sui miei progressi».Aggiunge Gatti: «E non dimentico il buon servizio svolto dagli addetti che affiancano i reparti Covid e che tengono le relazioni coi familiari, come anche la disponibilita? dei medici a comunicare giornalmente le condizioni di salute ai congiunti».

Uno sguardo il suo che ha spaziato oltre il ricovero per abbracciare la sanità territoriale: «Ho avuto modo di apprezzare il valore che rivestono gli ospedali di territorio, e del servizio fondamentale che offrono agli abitanti della zona. Strutture sanitarie come questa mai come in questo momento di pandemia si sono resi necessari e preziosi».

«Un ringraziamento particolare – conclude il sindaco - ai medici Ferraro, Sogno e Aimone, e a tutto il personale di reparto. Grazie al mio medico di famiglia Fulgosi che generosamente ha tenuto i contatti tra ospedale e famiglia. Un grazie alle centinaia di persone che tramite messaggi a me o ai miei famigliari mi hanno manifestato la loro vicinanza, quanto mai preziosa in questo problematico momento».

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