Il dottor Persico: le cose funzionano quando tutti fanno la loro parte

Il dottor Persico: le cose funzionano quando tutti fanno la loro parte
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Ha fatto da apripista ai vaccini in loco. E’ il dottor Paolo Persico, che da lagnaschese e medico di famiglia a Scarnafigi, ha consentito a questo angolo di pianura di guadagnarsi la medaglia di primo hub vaccinale sul territorio extra cittadino.

Persico si è laureato in medicina e chirurgia nel 1988. Dal 1991 pratica l'attività ambulatoriale come medico di famiglia convenzionato con il servizio sanitario nazionale.  Ha da sempre portato avanti due ambulatori, uno a Saluzzo e l'altro a Scarnafigi. Dal 1° maggio però l'unico ambulatorio rimarrà a Scarnafigi.

A Lagnasco si è impegnato anche nell’amministrazione, vincendo le elezioni del 1995 e diventando sindaco. Ha ricoperto tale ruolo fino al 2004, assumendo poi l’incarico di vicesindaco.

Come sta andando, dottor Persico?

«La campagna prosegue bene. Grazie al coinvolgimento delle amministrazioni comunali di Scarnafigi e di Lagnasco è stato possibile procedere alla vaccinazione in loco e in tempi rapidi degli aventi diritto. C’è stato un buon lavoro di squadra con i colleghi. Un grazie doveroso va alla dottoressa Anna Maria Blandino, al dottor Luca Dardo, e naturalmente al distretto dell'Asl diretto dal dottor Gabriele Ghigo».

E' stato difficoltoso organizzare la macchina operativa?

«L'organizzazione è complessa e ha richiesto la partecipazione di diversi attori. L'Asl e le farmacie locali ci hanno procurato i vaccini. Il 112 ha messo a disposizione personale, materiale di pronto intervento (che fortunatamente non è servito) e mezzi. i Comuni hanno allestito i luoghi, fornito personale amministrativo ed infermieristico, convocato i cittadini secondo gli elenchi forniti da noi medici di famiglia che abbiamo aderito alla campagna. Ringrazio pubblicamente i sindaci di Lagnasco e di Scarnafigi, Roberto Dalmazzo e Riccardo Ghigo, che con la loro dedizione hanno messo in luce le qualità vere del sindaco che sa farsi carico dei problemi dei cittadini».

A parer suo, si potrebbe fare di più?

«Ritengo che quanto fatto, per lo meno da noi, sia il massimo che si possa fare. Le manifestazioni di stima che abbiamo ricevuto in questi giorni dai nostri assistiti sono lì a testimoniare che quanto ho affermato è condiviso dai cittadini che hanno usufruito del servizio e dei nostri sforzi».

Quando si raggiungerà l'immunità di massa?

«Con la vaccinazione successiva degli ultra sessantenni sono convinto che l’epidemia andrà incontro a una drastica attenuazione».

Nonostante la sua lunga carriera, è questa l'esperienza più dura?

«Si, sono 30 anni esatti che faccio il medico di famiglia e questo è uno dei momenti più difficili e faticosi della mia carriera. Ho scelto di essere vicino ai miei assistiti e di essere per loro un punto di riferimento in questo momento difficile per tutti. Ma non vedo l'ora che questa epidemia si attenui, che si torni alla normalità e che diminuisca anche per me questo carico di impegno che a volte sembra soverchiare la mia (e riferendomi ai colleghi, nostra) capacità di dare a tutti una risposta».

Qual è l'aspetto più preoccupante ad oggi?

«Il Covid non ha spazzato via le altre malattie. La difficoltà ad oggi, per molti pazienti, è quella di accedere ai servizi ospedalieri. In questo momento quindi, la nostra presenza per loro sia ancora più indispensabile».

Un appello in questo momento difficile?

«Il messaggio che deve essere chiaro è che bisogna avere paura del virus e non del vaccino. Il vaccino va accolto appena viene proposto come un salvavita non procrastinabile, indipendentemente dal tipo».

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