I presidi scrivono al presidente cirio: «la chiusura ha effetti devastanti sui ragazzi» «RIAPRITE LE NOSTRE SCUOLE» Grido di rabbia di genitori e dirigenti

I presidi scrivono al presidente cirio: «la chiusura ha effetti devastanti sui ragazzi» «RIAPRITE LE NOSTRE SCUOLE» Grido di rabbia di genitori e dirigenti
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Resta grande la confusione sotto il cielo della scuola, dove circolari scritte e poi ritrattate, fanno mancare quella chiarezza di cui alunni, genitori e gli stessi insegnanti avrebbero invece bisogno in una fase già oltremodo complicata.

IL FLASH MOB DELLE MAMME

Lunedì, l’amarezza per l’ennesima chiusura della scuola, è sfociata nella protesta di piazza delle mamme, che hanno dato vita a un flash mob in corso Italia e in piazza Vineis, manifestando le difficoltà della didattica a distanza e i limiti della stessa. Nei giorni, scorsi sui cancelli delle scuole, gli stessi genitori hanno affisso palloncini e messaggi contro la sospensione delle lezioni in presenza.

Più che la chiusura , a pesare è l’assoluta incertezza sul futuro. Si naviga a vista, con decisioni “spot”, adottate spesso all’ultimo istante, senza chiarezza nella comunicazione.

TUTTI A CASA, FORSE NO

L’esempio più clamoroso è stata la notizia, diffusasi nel fine settimana, che i figli dei lavoratori di categorie “essenziali”, come medici o infermieri, potessero seguire le lezioni in presenza mentre i loro compagni di classe, figli di genitori non altrettanto “essenziali”, sarebbero stati collegati da casa.

Il ministero, domenica sera - di nuovo all’ora di cena come già era successo per lo sci - ha fatto marcia indietro e la Regione Piemonte ne ha recepito la volontà.

Resta dunque appurato che le uniche lezioni in presenza riguardano i disabili e talune attività di laboratorio.

LA PROTESTA DEI PRESIDI

Anche 34 dirigenti scolastici della Granda, tra cui alcuni del Saluzzese, hanno assunto al riguardo un’iniziativa scrivendo una lettera al presidente della Regione Alberto Cirio e ai provveditori regionale, Fabrizio Manca, e provinciale, Maria Teresa Furci.

«La situazione che si prospetta - affermano - configura problemi gestionali e ricadute sociali che rischiano di essere più gravi di quanto avverrebbe mantenendo aperte le attività in presenza. Siamo consapevoli - spiegano - delle gravi difficoltà in cui si trovano molte famiglie, della loro esigenza di trovare una sistemazione per i bambini ed i ragazzi. Crediamo che la scuola italiana, come ogni altro comparto della società, debba fare tutto ciò che è possibile per ridurre gli effetti devastanti della pandemia, particolarmente sulle giovani generazioni».

AULE SICURE

I dirigenti chiedono di tenere conto della possibilità di non sospendere la didattica in presenza, almeno nelle scuole del 1° ciclo.

E, a supporto della loro richiesta, evidenziano alcune considerazioni.

«Le scuole - sostengono - non sono focolai: generalmente i contagi avvengono all’esterno dell’ambiente scolastico ed è dall’esterno che vengono portati nelle aule e quando si verificano casi scattano immediatamente le procedure di garanzia che abbiamo ormai collaudato e che si sono dimostrate efficaci».

Fanno inoltre presente come sia semmai fuori dalla scuola «che non vi è alcuna garanzia che i giovani osservino con scrupolo le stesse regole che vengono fatte rispettare scrupolosamente nell’ambiente scolastico».

I dirigenti ribadiscono che «le scuole del primo ciclo hanno bacini di utenza corrispondenti allo stesso territorio in cui si trovano e la frequenza non dà adito a flussi di mobilità, forieri di nuovi contagi».

Non solo: si dichiarano pronti a riprendere l’attività in presenza e di farsi garanti «dell’impegno e del senso di responsabilità di tutto il personale scolastico».

«Le conseguenze sociali ed economiche di una nuova sospensione dell’attività scolastica per le famiglie del territorio - osservano in conclusione della loro lettera - potrebbero avere effetti disastrosi ed andare ad aggravare una situazione già pesantissima».

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