Quando in Italia c’erano i manicomi

Quando in Italia c’erano i manicomi
Pubblicato:
Aggiornato:

Le classi del triennio del liceo Bodoni hanno partecipato a una conferenza organizzata dall’insegnante di storia e filosofia, Emanuela Catalano e tenuta dal professor Fabio Milazzo, docente dell’università di Messina e ricercatore dell’Istituto storico della Resistenza di Cuneo. Grazie alle sue ricerche, abbiamo avuto l’opportunità di affrontare un pezzo di storia del tutto nuova per noi, apparentemente molto lontana, di cui non avevamo mai letto sui nostri libri di testo: la presenza dell’istituzione del manicomio nel nostro paese.

Nel suo excursus, il relatore ci ha spiegato come nell’antichità, la malattia mentale fosse riconducibile all’intervento di forze soprannaturali e divine e, per questa ragione, veniva “curata” attraverso riti mistico-religiosi. Nel Medioevo, le persone che manifestavano comportamenti ‘bizzarri’ erano considerate invece possedute dal demonio e venivano condannate al rogo. Fu ad inizio ‘900 che sorsero case di internamento in tutta Europa, e in Italia, delineando un enorme strumento di potere nelle mani dello stato, attraverso il quale esso decideva, senza utilizzare alcun criterio logico, della vita e della morte delle persone.

Gran parte dei reclusi, infatti, non presentava alcun tipo di disturbo mentale: erano persone che volevano esprimere qualcosa e cadevano nella follia quando questo veniva loro impedito. Tra gli internati, una buona parte era costituita da “pazzi criminali” e soldati di guerra.

Tra le figure “nascoste” di questo periodo, troviamo l’inventore della pratica che noi oggi conosciamo con il nome di lobotomia. Il medico svizzero Burckhardt aveva compreso che questi disturbi fossero strettamente collegati al cervello ipotizzando che proprio dalle dimensioni fuori dal normale di quest’ultimo, schiacciato dalla scatola cranica, fossero scaturiti i tipici comportamenti disturbanti dei malati. La soluzione a cui giunse fu quella di intervenire sui lobi dei malcapitati esportando le parti di materia grigia in eccesso. Un fanatico sostenitore di questa tecnica fu il direttore del manicomio di Racconigi, Oscar Giacchi che nel 1892 fu il primo a tentare le pratiche di psicochirurgia alla “casa di cura”. Secondo quanto documentato dalle fonti, sembra che le cavie predilette fossero i bambini in quanto, avendo manifestato squilibri mentali già da piccoli, erano ritenuti irrecuperabili.

Il tema dei manicomi al giorno d’oggi è ancora considerato come un tabù, ma non dimentichiamo gli errori del passato perché in futuro potremmo essere noi a subirne le conseguenze.

Archivio notizie
Novembre 2024
L M M G V S D
 123
45678910
11121314151617
18192021222324
252627282930