«Lo sport è salute, non fermiamolo» l’intervento Parla l’olimpionico di marcia Maurizio Damilano

«Lo sport è salute, non fermiamolo» l’intervento Parla l’olimpionico di marcia Maurizio Damilano
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Questa situazione che limita spostamenti ed attività (molto dura in alcune parti del Paese) colpisce duramente tutti e in modo più accentuato alcuni ambiti sociali importanti.

Lo sport è uno di questi.

Lo sport significa non solo gare e manifestazioni, situazioni del nostro mondo che hanno messo in ginocchio quasi tutte le organizzazioni che non operano nello sport professionistico o semi-professionistico, ma soprattutto il benessere e la salute delle persone.

Non voglio dire che fare sport renda immuni da qualsiasi problema di salute. Abbiamo visto che anche grandi campioni dello sport non sono stati risparmiati dal virus. Non vi è però dubbio che trovarsi in buona forma fisica riduce i rischi e si è più reattivi nella risposta alle malattie.

Certamente ci stanno dicendo che lo sport all’aria aperta, anche nelle situazioni di maggior restrizione, con le dovute e obbligatorie attenzioni si può fare in forma individuale, ma cosa dire di un anziano, di un ragazzo o di un bambino?

Senza un’attività organizzata queste categorie rischiano di rallentare notevolmente l’attività fisica se non addirittura annullarla.

Da soli a correre, camminare fare ginnastica andranno poco e in numeri molto ridotti.

La situazione è complessa e il rispetto di tutti va mantenuto forte, il virus c’è e corre più veloce di noi. Non si tratta quindi di sembrare negazionisti se si dicono queste cose. Piuttosto penso il contrario. Si indica un problema che accentuerà ancor più i danni causati della epidemia nei prossimi anni.

L’attività fisica e lo sport non sono una saracinesca che si alza o si abbassa a tempo (con tutto il rispetto nei confronti di una categoria, quella dei negozianti, tra le più penalizzate). Se si interrompe il filo di continuità possono succedere almeno due cose:

1) i tempi di ripresa per ritrovare la forma fisica perduta saranno lunghi, e nelle persone più fragili sarà ancor più complesso più repentino per le perdite di qualità fitness e muscolari;

2) si rischia che molte persone non riprenderanno più, perché è più facile ritrovare le cattive abitudini, tra le prime la pigrizia, che quelle buone.

Vi è poi il problema del sovrappeso o dell’obesità (non dimentichiamo che abbiamo il primato in Europa per sovrappeso ed obesità nei giovani). Due fattori di rischio importantissimi per la salute. Senza esercizio fisico o sport, o comunque con una pratica molto limitata, e stando di più a casa inattivi questi fattori di rischio (in alcuni casi vere e proprie malattie) aumentano.

Come arginare poi gli effetti psicologici dello stare in uno stato di limitazione delle libertà personali se anche quel canale di sfogo che è il movimento viene meno?

Serve dare delle risposte chiare.

Parlare della riforma dello sport (e non voglio entrare nel giudizio) lo trovo oggi non prioritario rispetto ai temi che accompagnano sport e salute, sport e benessere. Si può lavorare a questo per portarlo a compimento al meglio appena l’emergenza sarà conclusa.

Il mondo dello sport deve lasciare da parte le querelle politiche (leggi, elezioni, scontri Coni/Ministero, interessi che mi pare appassionino poco i praticanti che cercano riscontri diversi) e concentrare gli sforzi per una difesa ancor più forte e convinta del diritto alla pratica anche in situazioni di emergenza, seppure con le dovute necessarie precauzioni; qualcosa che vada oltre la difesa d’ufficio. Questo è il tempo per supportare il movimento e la qualità di vita delle persone e prepararsi a organizzare il sistema per il momento in cui l’attività potrà riprendere a pieno.

Lo sport e l’attività fisico-motoria non sono più un aspetto secondario della nostra società. Non siamo più una nazione solo di voyeurs, siamo diventati anche un Paese di praticanti. Un mondo di persone che produce(va) fatturati importanti, ma ancor più contribuisce alla riduzione della spesa sanitaria, perché fare sport è innanzitutto garanzia di maggior salute.

*Campione olimpico di

marcia e presidente della Scuola del Cammino Fitwalking

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