Claudia Gerini incanta i buschesi
«Quella volta che cercai di conquistare Johnny Depp...»
Claudia Gerini martedì ha conquistato la platea di Busca con la sua solare simpatia. Al cineteatro Lux ha ritirato il Premio cinematografico Alpi del Mare che le è stato conferito dal cineclub Méliès e dal Comune, salutando la città con un pensiero: «Avete creato un’iniziativa cresciuta nel tempo, sono certa continuerà a farlo. Spero di portavi fortuna».
L’omaggio all’attrice continua nella rassegna di proiezioni per tre lunedì con la proiezione, sempre alle 21, di altrettante pellicole di cui è stata interprete: “Viaggi di nozze” il 13, “Tutti gli uomini del deficiente” il 20 e “A casa tutti bene” il 27. Il biglietto costa 3 euro.
La verve romana dell’attrice ha impresso alla cerimonia del Premio Alpi del Mare un tocco di vivacità e imprevedibilità. Chiacchierando con il critico cinematografico Giancarlo Zippoli, direttore di MyMovies, e con il presidente del circolo culturale cinefilo buschese Mattia Bertaina, l’attrice ha mostrato il suo ruolo più riuscito: la donna normale, sognatrice ma pragmatica (non a caso proprio a queste caratteristiche fa riferimento la sua biografia).
Un’icona del grande schermo, che ha saputo anche giocare d’ironia, come nel racconto del suo amore mai sbocciato con Johnny Depp: «Lo sognavo sempre, era un’ossessione, quasi mi vergogno - ha detto -. Poi lo conosco a Venezia e lo ritrovo a Roma al Festival del Cinema. Andiamo a cena in un locale bellissimo: sul tavolo, al suo posto, c’era un cappello. Lui arriva con le guardie del corpo e io mi avvicino. Ero in pieno look da Claudia Gerini. Gli dico “I love you’’, ma si allontana con il codazzo. Allora faccio la mia “claudiata’’: gli scrivo un biglietto con il mio numero di cellulare e lo metto nella fascia interna al cappello. Deve essere caduto perché non mi ha mai chiamata».
Le suggerisce Zippoli: «Lei scrive che “bisogna avere fame’’ . Che cosa intende?’». La risposta è pronta: «Avere speranza e determinazione significa avere fame. E spiega: «Vengo da una famiglia di impiegati, ma avevo tante aspirazioni. Anche quella di crescere socialmente. Se avessi avuto tutto, non l’avrei avuta. È faticoso, servono spirito di avventura e anche uno sguardo fanciullesco sul mondo. Se non ti perdi non puoi scoprire cose nuove».
Tra le esperienze che continua a sperimentare, sorretta da tante passioni fra cui quella per le arti marziali (è cintura nera della disciplina coreana taekwondo) che - ha detto - «ti danno sicurezza e organizzazione mentale», e per il basso elettrico («sono stata compagna di un musicista da cui ho avuto una figlia»), ci sono anche i progetti con i disabili: «A me piace dare. Ho lavorato in due scuole diverse con i ragazzi che fanno terapia con il teatro: l’arte ti salva».
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