Come sempre presente con il suo stand alla Fiera di Sant’Andrea, il vivaista saluzzese Dario Miretti avrà occasione sabato di incontrare clienti e operatori del settore frutticolo, che ben conosce, praticandolo ormai da quarant’anni. Il momento è propizio per un primo bilancio sull’annata.
Come la vede, Miretti? «Buona campagna, ottima per i mirtilli, soddisfacente per pesche e susine. Sono andate bene anche le albicocche. Per le mele i tempi di valutazione sono più lunghi ma alla fine sono convinto che si porterà a casa il risultato».
Dunque, la frutticoltura può guardare avanti con maggiore ottimismo?«Penso che il mondo saluzzese della frutta, nonostante tutte le difficoltà dovute ai costi di produzione, al problema della manodopera e agli scombussolamenti del clima, abbia le carte in regola per guardare avanti con fiducia. Dirò di più: la nostra è ancora una realtà di famiglie, le aziende sono strutturate, in questi anni non si sono mai tirate indietro quando c’era da investire. E poi sappiamo lavorare bene: gli impianti, i magazzini, le selezioni made in Saluzzo sono di assoluta eccellenza, come la qualità del prodotto».
Tutto bene, dunque?«Sarebbe troppo bello, so quante insidie si presentano a ogni stagione. Ma a mio giudizio il vero problema è quello di mantenere salda e vitale la filiera. I produttori, le loro organizzazioni, devono fare sempre più squadra e tutelare il ciclo completo della frutta sul nostro territorio. Qualcuno da fuori cercherà di entrare, nulla di strano. Il fatto è che il valore aggiunto nasce dal campo al container che parte con la frutta lavorata in loco. E’ la forza della filiera che va consolidata».
Quali saranno i frutti del futuro?«La pesca è la nostra prima vocazione e per fortuna si è ben ripresa, come le albicocche. Le mele sono una garanzia, i piccoli frutti cresceranno ancora. Ci manca il kiwi di una volta, spero che ricerca e capacità tecnica portino presto a una sua rinascita».