Le riflessioni di Confagricoltura su mercato e richieste
Il convegno sul comparto ortofrutticolo in Italia a Tuttomele. «Qualità e filiera meglio strutturata»
Il comparto frutticolo è giunto in Italia a un punto di svolta. Questo è quanto emerge dal convegno che si è tenuto mercoledì scorso a Cavour in occasione di TuttoMele, organizzato da Confagricoltura Cuneo e Torino. Il titolo dell’evento “Frutta: Piemonte, Italia, Europa. Dinamiche produttive e commerciali” esprime il perimetro della complessità, ormai sovranazionale, del mercato, che è stata affrontata da diversi punti di vista negli interventi che si sono susseguiti.
Il punto di partenza è il dato numerico: nei primi sei mesi di quest’anno i consumi ortofrutticoli sono calati del -8% in Italia (213 mila tonnellate in meno) rispetto allo stesso periodo del 2022; una diminuzione del -7% dei volumi. Per quanto riguarda specificamente la frutta, nel semestre da gennaio a giugno è stata acquistata per un volume complessivo di 1,28 milioni di tonnellate (-10% sullo scorso anno) con il prezzo medio incrementato del +9%.
I lavori sono iniziati con il saluto da parte di Marco Protopapa, assessore all’Agricoltura di Regione Piemonte, di Sergio Paschetta, sindaco di Cavour, e con l’intervento di Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Cuneo e Piemonte, che ha confermato l’essenzialità della frutticoltura per la regione, precisando la complessità del momento sui mercati.
MERCATI SOTTO PRESSIONE«I mercati sono in forte cambiamento, vi sono player europei con i quali confrontarsi e dai quali attingere idee per nuove strategie. Le dinamiche in campo sono molte e coinvolgono dai produttori alla distribuzione, per questo auspichiamo che, ascoltando tutti gli operatori, si possano comprendere le diverse visioni e fare una sintesi, ovvero trovare un modo per fare rete tutti insieme, capendo le esigenze reciproche per valorizzare e remunerare la produzione frutticola regionale».
Completa Tommaso Visca, presidente di Confagricoltura Torino: «È indubbio che il produttore resta, al momento, ancora l’anello più debole della filiera, in Piemonte in particolare. Le situazioni contingenti - dalle dinamiche della crisi al post-Covid - non hanno consentito a chi produce di recuperare margini. In un contesto del genere si fa fatica a produrre, i nostri settori sono sottoposti a pressioni non semplici da gestire. Sollecitiamo che si attivi almeno un confronto e che anche la politica si faccia carico delle problematiche dell’agricoltura».
Ed ecco l’analisi di Carola Gullino, dell’onomimo gruppo frutticolo di Saluzzo, presidente Associazione nazionale Le Donne dell’Ortofrutta.
PARLARE AL CONSUMATORE«È necessario, a mio parere, arrivare finalmente a parlare non più di prezzo, bensì di qualità, attraverso piani di comunicazione che giungano in modo efficace al consumatore finale».
In merito alla situazione specifica dell’ortofrutta piemontese, Gullino chiede una maggiore aggregazione e strategia comune, un cappello unico per le tante Op che permetta «di definire un percorso comune e un marchio unico, così da aumentare il numero delle referenze per la Grande distribuzione e spuntare anche un miglior prezzo».
«I dati ci dicono che il cliente finale - conclude Salvo Garipoli - è disposto a spendere per un prodotto del territorio; è necessario che le filiere produttive si facciano interpreti credibili nel contesto del mercato globale».
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