Gli ulivi piemontesi fenomeno in crescita
Non solo mele, ma anche ulivi a Cavour
Delle prospettive dell'olivicoltura si parlerà nel convegno “La rinascita dell’olivo nel Pinerolese e sulle colline delle Alpi Cozie”, patrocinato dal Consorzio per la tutela dell’olio piemontese che si terrà domenica 10 novembre nell’ambito di Tuttomele.
Può sembrare strano parlare di ulivi in Piemonte ma in fondo non dovrebbe essere così. Infatti l’habitat, la zona di coltivazione e sviluppo dell’olea europea, nome scientifico dell’ulivo è simile a quello della vite.
Quindi, la nostra regione ha i giusti requisiti e poi basterebbe risalire al nome di molti comuni o frazioni, Bric d'Ulivo, Monte Oliveto, Oliveta, Olivè, Colle d'olivo, per capire che già in passato questa coltivazione era conosciuta.
Gli studiosi riconducono l’introduzione dell’olivo in Piemonte ai Romani, a metà del XVI secolo è documentata la presenza dell’olivo a Torino, Val di Susa, Pinerolo e Val Pellice.
Troviamo tracce documentali delle coltivazioni anche in provincia di Cuneo, nel Saluzzese, nel Monferrato, e nell’Alessandrino.
Oggi, con il cambiamento climatico, questo tipo di coltivazione è tornata in auge nei nostri territori. Non si tratta più di esperimenti o del gusto per l’esotico ma di vera attività agricola che Coldiretti incoraggia e segue con attenzione. Essa dimostra come l’agricoltura sia pronta all’innovazione e evidenza come i coltivatori siano resilienti.”
«Oggi in Piemonte si stimano circa 350 ettari coltivati a olivo. Ci sono quindi circa 200-250 mila piante con una distribuzione disomogenea dovuta alle particolari richieste ambientali della pianta stessa, con una produzione che nel 2023 è aumentata del 30%» spiega Marco Giachino, presidente del Consorzio per la tutela dell’olio extra vergine di oliva Piemonte e Val d’Aosta. Una realtà che può trovare prospettive e nuovi sviluppi.
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