L’ultimo pellegrinaggio di don Beppe
Manta saluta il sacerdote montanaro

Sono 32 anni che don Giuseppe Arnaudo accompagna i fedeli di Manta a Valmala. Per lui è sempre una grande festa. Appassionato di montagna, quando seppe che il suo predecessore don Costanzo Barbero aveva introdotto a inizio estate questo momento di amicizia e preghiera decise non solo di confermarlo, ma di farlo diventare uno dei momenti clou della vita parrocchiale.
Questo piccolo rito, a metà tra il sacro e il profano, si ripeterà per il 41esimo anno sabato 28 giugno, con partenza alle 2 da piazza Mazzini. I pellegrini procederanno per una trentina di chilometri, attraversando Verzuolo, Piasco (prima sosta alla chiesa di Sant’Antonio) per poi proseguire verso Rossana con pausa per la colazione alla cappella di Madonna delle Grazie. Quindi Lemma e, dopo Pian Pietro, arrivo al santuario. C’ è ancora la possibilità di iscriversi al pranzo contattando il 348-9043426.
IL PARROCO DI MANTA AL PASSO D’ADDIO
Si tratta dell’ultimo pellegrinaggio del sacerdote originario di Brondello dopo tanti anni. La sua a Manta è una delle storie più longeve dei parroci della diocesi saluzzese. Dopo l’estate arriverà don Silvio Peirano. Don Arnaudo darà una mano ai parroci della valle Varaita e abiterà alla Comunità Cenacolo di Saluzzo. Il 5 marzo ha compiuto 76 anni. La sua prima messa risale al 1974: 51 anni di sacerdozio, 32 a Manta, dove ha lasciato un segno indelebile. Prima era stato a Busca, poi a Elva, a Barge e Villar di Bagnolo.
I RICORDI
Ha pianto, visibilmente emozionato, un mese fa, davanti ai suoi concittadini quando è stato chiamato, un po’ a sorpresa, a benedire la prima edizione di Manta da Scoprire. Ha ripensato all’oratorio Arcobaleno, una delle sue “creature”. «Erano i primi Anni ’90. Sono venuto per presentarmi al predecessore. Ero ancora sulla porta d’ingresso e ho chiesto dove fosse l’oratorio. Mi è stato risposto che non c’era. Ho subito buttato lo sguardo sull’edificio che oggi ospita il centro giovanile e mi sono ripromesso di comprare il complesso a qualunque costo. Detto fatto e nel giro di tre anni, nel 1996, grazie a volontari e sponsor, avevamo completato l’intervento. Un enorme risultato, una gioia immensa».
Anche la chiesa aveva bisogno di essere riqualificata e grazie all’impegno del “don montanaro” e a un importante contributo della Regione per lavori ad immagini della Sindone (come quella che c’è sulla facciata di Santa Maria degli Angeli) si è partiti con i primi lavori. «Nel tempo si è ristrutturato il pavimento, il tetto, la cappella invernale, modernizzando il sistema di riscaldamento: per me la seconda soddisfazione, un’eredità importante che so di lasciare alla comunità».
I ricordi indelebili? «Le tante Prime comunioni e Cresime, le feste estive a San Leone e anche le due missioni parrocchiali fatte con don Eugenio Perico. Anche se, a onor del vero, ho anche officiato più di mille funerali: due generazioni di mantesi che non partecipano più alla vita parrocchiale, solo parzialmente sostituiti dai giovani. Un segno dei tempi ineludibile».
Un’immagine per descrivere i mantesi? «Sta tutta in una piccola vicenda. Era mancata mia mamma, ero ancora sotto tensione. Ho un incidente in auto. La vettura è da buttare. Dopo due giorni i parrocchiani mi aspettavano davanti a casa con un’altra macchina: mi hanno detto che era mia. Guido quel veicolo ancora oggi. È stato un regalo vero, inaspettato, fatto con il cuore».
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