Strage di bovini in alpeggio a Oncino
Per ora si attendono le analisi, ma il danno è ingente

Solo le analisi dell’Istituto Zooprofilattico del Piemonte potranno fare chiarezza, nei prossimi giorni, sulle cause della morte di 44 vacche e 3 vitelli avvenuta tra venerdì e sabato nell’alpeggio di San Giacomo, nel territorio di Oncino, a circa 1.400 metri di quota, nei pascoli sul versante della montagna che si affaccia verso Crissolo.
I bovini, parte di una mandria di razza Piemontese costituita da circa 70 capi, hanno iniziato a manifestare gravi sintomi nel giro di poche ore. Alcuni capi sono stati salvati grazie al tempestivo intervento dei veterinari tra domenica e lunedì, ma per la maggior parte non c’è stato nulla da fare.
L’allevatore è Giovanni Bonardo, imprenditore agricolo di Scarnafigi e margaro di lungo corso in valle Po. Quando ha trovato gli animali morti o agonizzanti, ha subito richiesto l’intervento dei servizi veterinari dell’Asl che hanno attivato l’Istituto Zooprofilattico, sporgendo anche denuncia contro ignoti ai carabinieri forestali.
Al momento nessuna ipotesi viene esclusa: si parla di un possibile avvelenamento o intossicazione acuta, forse legata all’acqua, ma potrebbe trattarsi anche di un evento accidentale, colposo o doloso.
La rapidità con cui si sono verificati i decessi lascia pensare a una contaminazione violenta e improvvisa. I primi risultati delle analisi sono attesi nei prossimi giorni.
La mandria si trovava in alpeggio già da alcune settimane. Le operazioni di recupero e smaltimento delle carcasse sono in corso nella zona della panchina gigante, una delle località più frequentate di Oncino durante l’estate.
«È un danno enorme - sottolinea Marco Bruna, segretario di Confagricoltura Saluzzo -: non solo sul piano economico, ma soprattutto imprenditoriale. Ricostituire una mandria selezionata di fattrici di razza Piemontese richiederà anni. Sono morti quasi due terzi degli animali: una vera tragedia».
Difficile al momento quantificare i danni, ma il valore dei capi morti è stimato tra gli 80 e i 120 mila euro ai prezzi di mercato attuali.
Profondo lo sconforto anche tra gli altri allevatori di montagna. Giovanni Dalmasso, margaro di Crissolo e presidente dell’associazione Adialpi, racconta: «Ho parlato con Giovanni Bonardo dopo l’accaduto: è sotto choc, non riesce a spiegarsi cosa sia successo. È l’incubo di ogni margaro. Attendiamo i risultati delle analisi con grande preoccupazione, anche perché gli alpeggi di Oncino e dell’alta valle Po sono frequentati da molte aziende. Come Adialpi gli saremo vicini e faremo il possibile per sostenerlo».
Nel frattempo, il Comune di Oncino ha avviato una raccolta fondi per aiutare l’allevatore a far fronte alle gravi perdite. L’iniziativa è rivolta a cittadini, aziende agricole, enti e associazioni che vogliano contribuire alla ricostruzione del patrimonio zootecnico andato distrutto.
Anche le associazioni dei margari e la stessa Confagricoltura si stanno adoperando per attivare una serie di azioni volte a sostenere la ripresa dell’attività di Bonardo.