scoppio a martiniana po

I 4 africani autori del salvataggio

«Un dovere rispondere a quelle richieste di aiuto»

I 4 africani autori del salvataggio
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«Quando abbiamo sentito le grida d’aiuto non abbiamo esitato: Oumar si è avvicinato al muro, io sono salito sulle sue spalle e sono entrato in casa. Nel fumo ho trovato la mano della signora Francesca e, insieme, l’abbiamo aiutata a uscire in salvo», racconta Deme Korka, ventinovenne africano residente da tre anni a Martiniana Po.

In casa ci sono Fabrizio Aimo, 57 anni, disabile e assistito dalla famiglia Barra, unica vittima dell’esplosione e delle ustioni. Al primo piano, invece, si trovavano in quel momento tre donne: la nonna Susanna (63 anni), Francesca (40 anni) e la figlia di quest’ultima, 15 anni, mentre il padre Alberto Barra e il figlio minore erano usciti pochi minuti prima.

«Siamo usciti in strada con la paura, ma abbiamo sentito il dovere di intervenire», aggiunge Deme. Insieme a Mamadou Diallo Lamarana, Oumar Diakitè e Oumar Diallo Alpha, i giovani hanno rischiato la vita per salvare la ragazzina e le altre donne intrappolate, agendo con coraggio in mezzo a fumo e fiamme.

Pochi istanti dopo l’intervento dei cittadini, sono giunti i carabinieri e i vigili del fuoco, che hanno lavorato per ore per mettere in sicurezza l’area e salvare l’anziana, inizialmente rifugiata sotto un tavolo. Il bilancio finale prevede un decesso e sette feriti: l’anziana, dopo essere stata trasferita in elisoccorso, ora gode di una prognosi di dieci giorni, mentre la donna di 40 anni e sua figlia, ricoverate in ospedale, sono sotto shock.

La palazzina, dichiarata inagibile, sarà probabilmente abbattuta e anche alcune abitazioni adiacenti sono state chiuse per rischio crolli. I circa 25 ospiti della casa di accoglienza per richiedenti asilo della “Cooperativa Alpi del Mare” sono stati trasferiti in altre strutture.

Il sindaco di Martiniana Po, Valderico Berardo, ha dichiarato: «Cercheremo di aiutare la famiglia Barra e provvederò a scrivere al Presidente della Repubblica per chiedere il riconoscimento di un encomio per il gesto coraggioso di questi giovani».

Per i quattro soccorritori, però, il gesto non è da definirsi eroico: «Non siamo eroi - afferma Oumar Diakitè - siamo cittadini di Martiniana, qui da anni e integrati nella comunità. Quello che abbiamo fatto lo abbiamo fatto per aiutare i nostri concittadini».

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