«Metodi di insegnamento da rivedere al Classico»

«Metodi di insegnamento da rivedere al Classico»
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Stimato direttore,

ho letto con dispiacere del calo di iscritti al liceo Classico di Saluzzo e le chiederei un po’ di spazio sul suo giornale (che apprezzo per una certa libertà di espressione che si respira) per condividere alcune riflessioni, frutto di tante osservazioni che, dal mio punto di vista semplice di nonna, ma anche di persona appassionata agli studi, alla scuola e alla gioventù, sento di poter esprimere. In un tempo in cui spesso i genitori sono super impegnati nel lavoro, capita a noi nonni di poter seguire con una certa calma, nel dispiegarsi degli anni, la vita dei nostri ragazzi.

Da sempre considero il Classico una grande opportunità per i ragazzi e per tutta la nostra società.

Mia nipote ha concluso recentemente questo corso di studi, peraltro con buon successo in termini di voti: essendo dotata di notevoli capacità mnemoniche ed organizzative ha sempre conseguito risultati altamente positivi. Ma devo dire in sincerità che ciò non è bastato a lei, né a noi come famiglia, per essere soddisfatta del percorso compiuto: i cinque anni del Classico sono stati un accavallarsi affannoso di una quantità smisurata di verifiche, test, interrogazioni, con un eccesso di pretese che mi ha sempre lasciata esterrefatta; compagne di classe che arrivavano ad ammalarsi per l’eccessivo studio anche solo, in qualche caso, per raggiungere la sufficienza e, più in generale, un inaridimento ben lontano da quell’equilibrio che proprio il classico dovrebbe insegnare.

Molti allievi riuscivano a cavarsela, mettendocela tutta, con impegno, intelligenza e anche astuzia, per aggirare gli ostacoli, ma il gusto per il sapere, per la cultura vera, era per lo più trascurato. Qualche materia era insegnata in modo eccellente, ma in molti altri casi l’insegnamento era affrettato, condotto con poca cura del metodo, in qualche caso addirittura raffazzonato (con tante fotocopie al posto dei libri di testo acquistati a caro prezzo e poco usati!): e però con richiesta agli allievi sempre altissime!

In altri licei classici non è così: non dico del mio che fu bellissimo (benché severo!), quando lo frequentai oltre cinquant’anni fa, tutto proteso ad insegnarci l’essenziale della straordinaria umanità del mondo greco e latino. Mi riferisco ad altre esperienze di licei moderni: ho altri nipoti che hanno frequentato e frequentano il Classico, una a Torino ed uno a Milano. E’ una situazione molto diversa: gli studenti vengono introdotti al gusto di questi studi in modo molto più sobrio, guidato, graduale e al contempo profondo; quelle scuole svolgono un monitoraggio continuo dell’efficacia reale dei propri metodi, del carico di lavoro che effettivamente i ragazzi possono reggere affinché lo studio favorisca una maturazione umana completa.

Mi ha dato sgomento leggere, come sbandierato, “Classico di Saluzzo primo in Piemonte” riferendosi alla classifica Eudoscopio: sappiamo che le statistiche, in generale, valutano soltanto alcuni parametri; in questo caso si riferiscono al risultato degli esami universitari, ma dicono poco sulla crescita armoniosa della persona ed anche sull’inserimento nel mondo del lavoro...

Il motivo per cui scrivo è soprattutto il seguente: la mia ultima nipotina, che frequenta la seconda media e avrebbe le caratteristiche per iscriversi poi al Classico, non ne vuole sapere. Ha sentito che anche i ragazzi che frequentano quest’anno la quarta ginnasio hanno riscontrato consistenti difficoltà; e non è attirata da spettacoli teatrali o altro che la scuola ha attivato, sapendo che costituiscono ulteriore aggravio alle molte ore di impegno già richieste. Ecco, sarebbe auspicabile che il corpo docente facesse una doverosa riflessione sul proprio lavoro complessivo e andasse a modificare gli aspetti che vanno rivisti.

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